Comprendere le assicurazioni sociali

Perché le prestazioni complementari (PC) non sono una soluzione alternativa?

Se una persona non dispone né di una previdenza professionale ( LPP, secondo pilastro, cassa pensioni) né di risparmi nel pilastro 3a e la rendita dell’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) o dell’assicurazione invalidità (AI) non è sufficiente per sopravvivere, intervengono le cosiddette prestazioni complementari all’AVS e all’AI (PC), volte a colmare le lacune previdenziali. Tuttavia, le prestazioni complementari (PC) coprono solo il minimo esistenziale. Inoltre, non tutte le persone che avrebbero bisogno di prestazioni complementari ne hanno diritto.

L’accesso alle prestazioni complementari è soggetto a criteri rigorosi. Non viene presa in considerazione solo la grave situazione economica, ma anche – retroattivamente – lo stile di vita degli ultimi dieci anni, la situazione patrimoniale, l’eredità, una rinuncia al reddito ipotetico e molto altro. Le prestazioni complementari non sono una soluzione alternativa affidabile per professioniste e professionisti della cultura che non hanno formulato un piano previdenziale.

Conclusione: chi opera nel settore della cultura deve agire in maniera responsabile

Le conseguenze del sistema sono chiare: le persone con un’attività lucrativa nel settore della cultura hanno una previdenza dei rischi e per la vecchiaia sotto la media perché spesso dispongono di un guadagno basso, esercitano un’attività indipendente o hanno diversi impieghi con contratti a tempo determinato. Di conseguenza, cadono in povertà in misura maggiore alla media, soprattutto quando raggiungono un’età avanzata.

Ciò significa che chi opera nel settore della cultura, in particolare chi esercita un’attività indipendente, deve occuparsi in prima persona della propria sicurezza sociale.